El Barchett de Milan

La Darsena, punto di congiunzione del naviglio pavese e quello ticinese, non è più il porto commerciale di Milano dal 1913. Oggi si è trasformato in zona nevralgica della movida milanese. L’atmosfera però non è molto cambiata, perché un tempo si sentivano le grida dei facchini che caricavano e scaricavano le merci ed il via vai dei passeggeri sbarcati da Boffalora oppure da Abbiategrasso, ora invece le voci e gli incontri sono di persone che si danno appuntamento lungo i caratteristici locali.

L’unica cosa che manca è il barchett, il battello caratteristico che in direzione di Milano si lasciava trasportare dalla corrente e per risalire il fiume aveva bisogno del cavallo che lo trainasse.

Un tempo servivano 5- 8 ore per effettuare la navigazione, ora ne servono solo una e mezza, ma è sufficiente per osservare il paesaggio urbano da una prospettiva completamente diversa quella  della città vista dall’acqua.

Ancora oggi i segni e i simboli lungo la strada ricordano il passaggio del “Barchett”, come i cippi di pietra consumati dalle corde dei cavalli, dalle conche per superare i dislivelli delle acque, alla caratteristica chiesetta di San Cristoforo con l’imbarco dove salivano i passeggeri per arrivare in città.

Un tempo si utilizzava anche tutta la circonvallazione interna, corrispondente oggi a via Fatebenefratelli, Via Senato, Via Santa Sofia e via Carducci, tutto il percorso non era altro che la via d’acqua realizzata nel XII secolo.

Nel quattrocento gli ingegneri della Fabbrica del Duomo la sfruttavano per trasportare il marmo di Candoglia  dal Lago Maggiore al cantiere della nuova cattedrale, attraverso il Naviglio Grande.

Prendere un “Barchett” a Milano significa vivere la città sia con l’atmosfera di un tempo, sia da un punto di vista completamente nuovo è veramente emozionante.

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